Il bottaio, mestiere antico e ricco di fascino
Meglio la botte piena o la moglie ubriaca? A chiunque sia avvezzo al vino è sicuramente la botte a destare interesse, ma proviamo a metterci nei panni del bottaio. Per uno, insomma, che le botti le costruisce, cos'è meglio? Di sicuro sarebbe più vantaggioso per questo artigiano che la modernità non avesse invaso le nostre vite portandosi dietro nuove professioni e facendone dimenticare altre.
Certo il bottaio non è sparito del tutto, ma la sua attività è stata ampiamente ridimensionata dal dopoguerra ad oggi. Eppure questo artigiano era nelle nostre case – quelle dei nostri nonni – grazie agli innumerevoli manufatti che la sua abilità costruiva. Botti, tini, mastelli e altri oggetti in legno erano le sue creazioni. Oggi ne usiamo molti meno, vuoi per l'ampia diffusione della plastica, vuoi per il cambiamento di abitudini. Chi, ad esempio, organizza la propria vendemmia?
Negli anni in cui il bottaio era una professione diffusa le famiglie benestanti organizzavano una propria vendemmia con il vino prodotto in collina. Servivano quindi recipienti per la conservazione del mosto e il bottaio era la persona giusta per la loro realizzazione. Anche le famiglie meno abbienti non rinunciavano al vino, ma non potendo permettersi una propria vendemmia con uve di pregio ripiegavano su una produzione autoctona. Nasceva così il Clinto un vino senza pretese prodotto principalmente per l'autoconsumo.
Per la vendemmia serviva anche il tino (vascia in dialetto abbiatense), una sorta di recipiente privo di coperchio e lungo quanto una scrivania che veniva riempito di uve pronte per la tritatura. Per il riempimento della Brenta – una specie di gerla che serviva per trasportare il mosto – si usava una pala (palot o sessula in dialetto) prodotta, manco a dirlo, dal bottaio. Anche le grosse industrie di liquori si rivolgevano a questo artigiano per la loro produzione. Il bottaio costruiva le botti, creava gli arnesi necessari al processo produttivo e svolgeva le necessarie manutenzioni. Insomma, era soprattutto a questa che figura che dovevano essere rivolti i calici durante un brindisi in osteria, perché senza di lui non ci sarebbe stato vino in tavola.