Anche quando era una componente del tumultuoso ambizioso JJ72, la musicista di Dublino Hilary Woods era quella tipa silenziosa che osservava il caos attorno a sé come se fosse sul piano astrale, staccata dal mondo. Il suo album di debutto solista arriva dopo un paio di EP acclamati dalla critica e continua l'effetto di intreccio di delicate composizioni, strumentazione stratificata (pianoforte, archi, registrazioni sul campo, droni morbidi, battiti trattenuti), vocali sublimi e testi incentrati sull'angoscia emotiva, la solitudine e i capricci dell'amore.
Lo spogliarsi di tutto (meglio esemplificato, forse, in Take Him In, che ripete le parole
"accettalo perché è buono ed è gentile ed è mio - non aver paura"
su una sequenza increspata di tintinnio semi orientale) lavora a favore della Woods, poiché ha un'abilità accorta e ricca di sensibilità.
Altre tracce, come Inhaler, Kith, Black Rainbow e Prodigal Dog (liricamente, il meno astratto nell'album -
"Ho sentito che sei tornato per il mio amore, con il tempo che ho rafforzato")
sottolineano quanto sia bello per Hilary Woods catturare chi ascolta grazie a momenti tonali e accattivanti. Un album di pace e profonda voglia di effimero silenzio musicale.
Si ringrazia per la preziosa collaborazione in materia musicale Valeriano Puricelli, titolare del negozio di dischi Amadeus.
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