Il Ticino, ospitando specie animali e vegetali di pregio, conserva, a differenza di altri corsi d’acqua italiani, un livello di naturalità unico. Ma come sono le sue acque? Se ne è parlato venerdì 16 luglio presso Villa Castiglione, sede del Parco Lombardo del Ticino, durante il convegno “Controllo dell’impatto degli scarichi di depuratori sulla qualità delle acque del fiume Ticino e dei principali affluenti”. In questa occasione sono stati presentati i risultati derivanti dalla campagna di monitoraggio volontario (che ormai si svolge da dieci anni) per quanto riguarda l’anno 2009.
Le analisi effettuate dallo studio associato Ecologo hanno preso in considerazione gli aspetti chimico-fisici, biologici e microbiologi delle acque del Fiume Azzurro e di 10 affluenti, tra cui la roggia Cerana (Abbiategrasso), la roggia Canalino (Motta Visconti) e il fontanile Mezzabarba (Besate). I dati parlano chiaro. Man mano che ci sposta verso la confluenza con il fiume Po, la qualità dell’ acqua decresce. Il punto critico si rileva a Motta Visconti; qui il Ticino risulta essere più inquinato. Al di sotto di tale tratto però il corso d’acqua torna ad essere un po’ più pulito grazie alla sua capacità auto depurativa.
E la balneabilità? Per ora nulla di fatto, i parametri microbiologici sono ancora troppo elevati (rispetto al bassissimo limite imposto dalla legge, pari a 100 UFC/litro). Solo in alcuni tratti e per brevi periodi all’anno il nostro fiume risulta balneabile. Considerato che il territorio intorno al corso d’acqua è fortemente antropizzato e che il Ticino riceve gli scarichi di circa 2.000.000 di cittadini, la situazione non è così drammatica.
Molto è stato fatto e molto rimane da fare. Occorrerebbe intervenire anche nel tratto piemontese del fiume, obbligando i comuni inadempienti a depurare le loro acque reflue prima di immetterle nel fiume azzurro.