Di sera prima di andare a dormire si riempiva una bottiglia per quasi tre quarti d'acqua, si aggiungevano un albume d'uovo e una goccia d'aceto e la si metteva sul davanzale della finestra alla serena (volta a est). Si recitava un “patèr nostro“ al santo e ai primi chiarori dell'alba, quasi per incanto, nella bottiglia si vedeva una barca a vela con un ometto - appunto S. Giovanni - che remava. I bambini venivano svegliati che era ancora buio per poter ammirare quel prodigio, destinato a svanire con le prime luci dell'alba. In talune località, come Albairate e Sedriano, la barca si faceva invece a S. Pietro, nella notte tra il 28 e il 29 giugno, ponendo la bottiglia o il vaso su una finestra volta a nord. Le pratiche superstiziose del 24 giugno erano parecchie, diffuse un po' in tutta l'area lombarda.
Nel Cinquecento ad Asso si suonavano le campane tutta la notte per non far tempestare nel corso dell'anno, a Castelseprio si facevano benedire le scope per tener lontano le pulci dalle case, a Desio si confezionavano ghirlande d'erba raccolta a digiuno da porre sul capo contro il mal di testa. Nell'Abbiatense, ancora nella prima metà del Novecento, ci si bagnava con la rugiada - appunto la “rosàda de san Giuànn “- perché si riteneva che avesse il potere di preservare da certi malanni. Inoltre si raccoglievano i fiori di camomilla e di sambuco e l'erba detta di San Giovanni (l'iperico ma anche l'artemisia e la verbena) per curare diverse malattie: “L'erba de san Giuànn la fa guarì i malànn.” Quei fiori e quest'erba venivano conservati per preparare decotti.