Mattoni vecchi di recupero 0 60 cent 20190704123023.1120490015Art. 1, Costituzione Italiana: l'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul....mattone! È forse una forzatura attribuire una tale importanza al settore costruzioni; o forse no. Le scelte politiche e imprenditoriali vanno spesso in questa direzione: costruire, costruire e ancora costruire.

 

Eppure un tempo le edificazioni erano quasi a chilometri zero. È questo il caso di Abbiategrasso, città fondata sul mattone prodotto in loco. A dircelo è Giorgio Molinari che di mestieri nei suoi 70 anni ne ha visti nascere e scomparire molti.

 

Ad esempio, quello della produzione di mattoni - arte antichissima - era un lavoro redditizio e importante. Vi siete mai chiesti come venivano prodotti i classici mattoni rossi che si vedono spuntare dai muri delle case più antiche? Erano realizzati con acqua e creta estratta ad Abbiategrasso nella zona attualmente occupata da una parte della Siltal, dall'area umida, dal cavalcavia ferroviario e dalla circonvallazione costruita intorno agli anni '70.

 

Un'area molto vasta, ricoperta di prati da cui si estraeva la materia prima e dove sorgeva la fabbrica dell'ing. Cocini, leader indiscusso del mattone di Abbiategrasso. Nel perimetro occupato dall'azienda erano presenti: un ufficio, un magazzino, una grande cupola che ospitava la zona di lavorazione con la relativa fornace. Dalle campagne un piccolo binario e un carrello composto da una motrice e due o tre vagoncini portava la creta estratta fino alla fabbrica, dove circa 20 operai la lavoravano.

 

Esistevano due tipi di produzione: automatica o manuale. Quella automatica sfruttava un'impastatrice, alcuni stampi e un nastro trasportatore. Quella a mano, invece, utilizzava l'impastatrice e l'abilità degli operai. La vera differenza però la facevano i mattoni. Quelli che nei muri dovevano rimanere a vista erano forgiati a mano, mentre quelli industriali venivano utilizzati per le costruzioni e poi ricoperti di intonaco. Esistevano poi altri mattoni prodotti a mano che venivano utilizzati per la costruzione di ciminiere. Questa particolare tipologia assumeva un forma cuneiforme e arrotondata proprio per la costruzione della torre.

 

Tutti i mattoni prodotti necessitavano poi di un procedimento di essiccazione. Appena "stampati" venivano lasciati asciugare per alcune ore al sole con un'adeguata copertura ombreggiata realizzata con canne del Ticino. Dopo questo passaggio avveniva la rifinitura a mano, con gli operai che lisciavano i lati del mattone usando le mani, mentre con un arnese metallico (una specie di cazzuola) ne piallavano il lato corto. Il giorno seguente venivano impilati a lisca di pesce per favorirne l'essiccazione. Una volta asciutti erano caricati sulle carriole e trasportati alla fornace, dove venivano cotti e assumevano il tipico colore rosso.

 

Infine, l'ultimo anello della catena era il trasporto. Negli ultimi periodi di esistenza della fabbrica, quando lo sviluppo tecnologico stava invadendo l'Italietta semplice e contadina, i motocarri portavano velocemente il prodotto finito al cliente. Quando invece la modernità appariva ancora un miraggio, un metodo efficace e meno inquinante era il più utilizzato: il carretto con il cavallo. Il carro carico veniva inviato a destinazione, si dilatavano i tempi di consegna, si costruiva meno e non si conosceva lo stress!

 

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