Uno fra i più celebri ed apprezzati architetti milanesi dell'inizio del Settecento, Carlo Federico Pietrasanta (1656-1731 c.) nacque ad Abbiategrasso. Benché oggi poco conosciuto, ebbe molti incarichi prestigiosi: fece parte del Collegio degli Ingegneri ed Architetti di Milano dal 1688 al 1733 e si occupò del catasto del 1720. La sua opera più celebre è certamente la chiesa di S. Maria della Sanità dei Padri Crociferi di Milano (in via Durini), con la caratteristica facciata mossa e la pianta ovale, un edificio di grande modernità progettato già nel 1708, ma soprattutto a lui venne affidata la ricostruzione del Teatro di Corte di Milano (l'edificio teatrale principale della città, che verrà sostituito pochi decenni dopo dalla Scala), che conferma il prestigio raggiunto dall'architetto abbiatense. Sue sono anche importanti ville del milanese, fra le quali Villa Archinto a Robecco sul Naviglio, e poi oratori e chiese (anche a Carugate e probabilmente a Voghera).
L'oblio attuale
Allora perché oggi è pressoché sconosciuto? La carenza di studi e pubblicazioni sull'architettura lombarda del Settecento (a cui hanno cercato di porre rimedio, fra gli altri, M. L. Gatti Perer e L. Grassi) è conseguenza di pregiudizi e cambi di gusto durati fino a pochi decenni fa, al punto che già pochi decenni dopo la sua morte, il Pietrasanta era definito «più vivace che giusto Architetto» (C. Bianconi, 1787) e la sua chiesa milanese «in forma ovale con vizioso disegno» (F. Pirovano, 1822) e «con disegno del più serpeggiante barocco» (Ronchi, 1878). Oggi può invece essere apprezzata la sua modernità nel concepire piante curvilinee che verranno poi sviluppate da architetti come Marco Bianchi e Francesco Croce, e facciate concavo-convesse a terminazione mistilinea in grado di aggiornare la cultura architettonica milanese, ancora fortemente legata alla rigida tradizione richiniana.
La leggerezza degli edifici, la loro capacità di porsi in rapporto con l'ambiente, la decorazione sobria ed elegante, indicano la necessità di una rivalutazione del Pietrasanta quale esponente fondamentale del primo rococò lombardo, in grado di unire le novità della società dell'epoca alla sobrietà dell'ambiente milanese: ormai del tutto abbandonati la pesantezza e il dinamismo barocchi, i suoi edifici dialogano con l'ambiente e accolgono lo spettatore nell'eleganza delle aperture e delle cornici, i suoi interni sono enfatizzati dall'uso della luce che satura lo spazio. Perché non iniziare proprio da Abbiategrasso la riscoperta di questo suo illustre cittadino? Nella città natale il Pietrasanta ha lasciato alcune opere: il coro (1686-91) e la sagrestia (1722) della chiesa di S. Bernardino, e perché non attribuire a lui anche il progetto del campanile, risalente al 1717, considerando che lo stesso architetto ha progettato anche quello di S. Ambrogio a Parabiago? La tipica terminazione a bulbo, le eleganti cornici vuote rococò e il progressivo aggetto delle mensole avvicinano quest'opera alle altre già citate del Pietrasanta. Abbiategrasso può essere quindi il punto di partenza per la rinascita della memoria di questo importante quanto sconosciuto artista.
Bibliografia
- S. LOVATI, L. PROVINCIALI, A. ROSSI, Santa Maria Nuova, Oratorio dell'Addolorata, San Bernardino. Breve guida delle Chiese, Abbiategrasso, Parrocchia di S. Maria Nuova, 2001M. L. GATTI PERER, Barocco Lombardo. Per una definizione dell'architettura nel Settecento, Milano, 1995
- L. GRASSI, Province del Barocco e del Rococò, Milano, 1966
- F. PIROVANO, Milano nuovamente descritta, Milano, 1822 (rist. anastatica: 1988)
- C. BIANCONI, Nuova Guida di Milano per gli amanti delle belle arti, Milano, 1787 (rist. anastatica: 1979)
- L. RONCHI, Milano ed i suoi dintorni, Milano, 1878 (rist. anastatica: 1979)
- Foto di Domenico Iacaruso