foto art 1C'è chi le vacanze le passa alle Maldive, chi sceglie le città d'arte e chi si rifugia al fresco in montagna. C'è però chi in netta controtendenza sceglie di trascorrere il periodo estivo a Castelletto di Abbiategrasso. Vi sembra incredibile? Eppure solo qualche decennio fa la famiglia di Albert Pringle era solita trascorrere a Palazzo Stampa i mesi estivi.

 

C'è però una precisa ragione che spingeva i genitori di Albert a raggiungere i territori abbiatensi: le origini! La mamma di Alberto, Sig.ra Fausta, era figlia di Enrico e Maria che vivevano presso Palazzo Stampa. Il padre di Albert, Giorgio, era un ufficiale dell'esercito inglese scappato da un campo di prigionia a Morimondo. Per ragioni che spiegheremo meglio in altri articoli, l'ufficiale si rifugiò a Palazzo Stampa e li rimase per 18 mesi sotto la protezione dei futuri suoceri. È questo il periodo in cui incontra la futura moglie dando vita ad un amore clandestino per via dell'occupazione nazista che il protagonista sfiderà con coraggio e incoscienza.
Terminata la guerra, l'ufficiale sposò Fausta e insieme si trasferirono in Inghilterra. Ogni anno, almeno fino al 1968, tornarono a far visita alla famiglia portandosi i figli. Sono questi gli anni spensierati del piccolo Albert trascorsi con gli amici italiani a giocare lungo il Naviglio. Un gruppo nutrito di ragazzi che abitavano a Castelletto, molti dei quali proprio a Palazzo Stampa, si riunivano per combinare disastri: le impavide missioni per bucare le angurie di ignari contadini, le partite a pallone usando il portone della chiesa come porta e i tuffi nei fossi e nel Naviglio erano all'ordine del giorno.

 

I ricordi si intrecciano poi con la quotidianità della tranquilla frazione. Albert ricorda con piacere l'odore del vino e del fumo che impregnava i muri del Circolo. Le partite a bocce dei contadini e degli operari che con la scusa della buona compagnia e a causa della tensione generata dalla competizione tracannavano più vino del solito. C'era poi il palo della Cuccagna, riportato in auge in tempi recenti, che era un'occasione per far valere le proprie doti di acrobata. Oppure l'ampio portico dove le donne del Palazzo si ritrovavano a fare il bucato e a chiacchierare e dove i passanti trovavano rifugio in caso di un acquazzone improvviso. Da qui si accedeva all'enorme giardino interno solcato dalle corse dei bambini. I loro giochi e le stridule urla, però, disturbavano la quiete e la tranquillità degli adulti che dopo i duri anni della seconda guerra mondiale si godevano il meritato riposo.

 

 

Un ringraziamento speciale ad Albert Pringle per il contributo.

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